Purim, tre opinioni e una storia
Perchè leggiamo la meghillà per intero? Ecco come una pergamena può essere letta come simbolo dell’intera storia umana, tassello della creazione
La Mishnà di Meghillà ( II, 3) domanda quanto dobbiamo leggere del Libro di Ester per uscire d’obbligo dal precetto rabbinico di ascoltarne la lettura a Purim.
Abbiamo tre opinioni :
Rabbi Meir sostiene che vada letta tutta, dall’inizio alla fine del racconto. Rabbi Yehudah sostiene che sia sufficiente leggere da “un uomo ebreo”, riferito a Mordechai. Rabbi Yosè sostiene dalle parole “avvenne dopo questi fatti”, riferite all’ingresso di Haman alla corte reale.
Nessuna delle tre opinioni intende facilitare il lettore o la comunità, bensì stabilire una visione del mondo rispetto ad una serie di avvenimenti non sempre legati da un rapporto causa –effetto.
Nella prima opinione che è poi la regola finale, ogni dettaglio è importante, persino le decorazioni di marmo del pavimento.
E’ impressionante che nessuna delle tre opinioni citi il contributo divino che per quanto nascosto, è certamente esplicito nel disegno di salvezza che passa attraverso l’allontanamento di Vashti e la sua sostituzione con Ester. Secondo Rabbi Yehudah il centro o il fulcro della Storia è il popolo ebraico ed ogni avvenimento va letto a suo vantaggio o meno. Questa visione ricorda i recenti libri di Storia dello Stato d’Israele, dove si sorvola sul contributo degli altri popoli allo sviluppo della civiltà o comunque si prescinde dai valori ebraici portati avanti da ebrei famosi. Solo l’eroismo ebraico è determinante, solo i premi Nobel o gli statisti sono degni di essere ricordati.
Parallelamente non viene ritenuta sufficiente la visione di Rabbi Yosè che ricerca nella Storia le sofferenze del popolo ebraico ed i tentativi di distruggerlo .
La Diaspora e la Shoah sono spesso l’unico tema ricorrente della memoria ebraica e dei contenuti dei giornali comunitari. I persecutori meritano l’immortalità dopo aver tentato di distruggere il popolo immortale.
Meno comprensibile risulta la regola finale, secondo l’opinione di Rabbi Meir. Egli non vuole solo conservare il passato come un collezionista senza discernimento, non vuole cedere alla tentazione di gettare tutto nell’oblio o selezionare secondo criteri storiografici dell’ultima moda. Attraverso il dettaglio si ricostruisce la Storia umana, microcosmo della Creazione divina lasciata poi all’uomo da perfezionare.
L’episodio della rivolta di due semplici portieri che tentano l’eliminazione fisica del monarca è determinante non solo per la storia della liberazione e della anarchia. Per la halachà è la base della liberazione solo perchè… Ester riporta al Re il fatto a nome di Mordechai. Non appropriarsi delle fonti altrui, citarle correttemente permetterà al Re durante la notte insonne di leggere il nome di Mordechai dal libro delle Cronache per capovolgere le sorti, Purim, dei giusti e dei malvagi.
Un giornalismo corretto, un linguaggio della Salvezza non può prescindere dalla onestà di chi cita correttamente una fonte. La lettura della Meghillà ricorda a tutti noi che la fonte della redenzione è Colui che opera dall’Alto a favore della verità ed a favore del Suo popolo portatore di verità.
Purim Sameach!
Nella foto in alto una Meghillà esposta nel Museo Ebraico di Venezia.
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