Mosè con le corna? No, sono raggi di luce divina
Michelangelo raffigura Moshe rabbenu con delle corna: ecco come la cattiva interpretazione dei testi porta sulla cattiva strada
Perché Michelangelo, nella prima metà del 1500, ha raffigurato Mosè con le corna nella statua che troviamo a Roma, nella basilica di San Pietro in Vincoli, che doveva servire a decorare la tomba di papa Giulio II?
Tutto nasce dalla parashà che abbiamo letto la scorsa settimana, quella di Ki Tissà. Quando leggiamo la settima chiamata, leggiamo che Mosè, dopo essere tornato sul Monte Sinai, aver trascorso 40 giorni e 40 notti senza mangiare né bere, aver ottenuto un altro paio di Tavole, scende dal Monte Sinai e, a sua insaputa, “raggi di luce si proiettavano dal suo volto”:
La parola raggio in ebraico si dice keren, come in un raggio di luce, ed è la stessa parola che si usa per dire corno. Quando la Torah dice che il volto di Moshè brillava di luce, dice, karan or.
Nel periodo in cui Michelangelo progettò la statua esisteva una traduzione latina della Bibbia, dall’antica versione ebraica, eseguita da Sonofrio Eusebio Girolamo tra la fine del IV° e gli inizi del V° secolo detta “Vulgata” o “Volgata”.
Nel testo Girolamo narra che, dopo quaranta giorni, Mosè discese dal Monte Sinai, tornando alla sua gente, portando sul capo le corna, traducendo erroneamente la parola karan (raggi) e keren (corna) perché in ebraico entrambe le parole si scrivono con le sole consonanti krn ed è il lettore che deve interpretare il giusto significato.
San Girolamo, pensando che solo Cristo potesse splendere di luce, sbagliò a tradurre il termine e decise di descrivere Mosè con due corna sulla testa. Nonostante Michelangelo conoscesse gli episodi della vita di Mosè, che aveva visto dipinti da altri artisti nella Cappella Sistina con dei raggi di luce sul capo, dopo aver letto il testo, si attenne alla traduzione di San Girolamo e decise di scolpire il suo Mosè con le corna.
Nell’opera di Michelangelo non c’è alcuna novità rispetto all’iconografia di quel periodo, basti pensare che un Mosè con le corna lo si può vedere in una miniatura dell’inizio del XII° secolo nella Bibbia di Bury, in Inghilterra, o nel manoscritto Walters del XIII° secolo, così come in molte altre rappresentazioni iconografiche medievali. Quindi nel Mosè di Michelangelo, che invece è del sedicesimo secolo, non c’è nulla di originale rispetto all’iconografia biblica di sempre.
Ovviamente, la propaganda antigiudaica ed antisemita ha saputo trarre spunto da tale errore e più volte, come sappiamo, ha raffigurato gli ebrei con le corna.
3 risposte
Non sono affatto certo che Michelangelo avesse mal compreso…
Esisteva una finestra nella chiesa dove sta la statua, (finestra poi murata dall inquisizione), da cui la luce del sole permetteva di colpire il viso del Mose …rendendolo esattamente..illuminato…
Questa novita aveva incantato gli ebrei che affollavano la chiesa..
Per questo quella finestrella fu murata…
Cosi ho letto in qualche libro..
Questa ipotesi di Daniele Fargion è confermata da un grande studioso come Antonio Forcellino nel suo volume “Michelangelo. Una vita inquieta” ed. Laterza, nel cap. sul Mosè
In effetti , nel vedere questa pur importante scultura ( se non altro a livello storiografici) di Michelangelo ( ” Mosè” ) che la si può ammirare a Roma nella chiesa di San Pietro in Vincoli, i visitatori non possono non restarne costernati . Michelangelo deve averle considerate importanti quelle corna in capo a Mosè ,comunque le le abbia volute intendere . Sempre di corna si tratta. La scultura di Michelangelo non e tra le migliori , e le corna la peggiorano, ne fanno un grottesto , quasi un gargoyle .