L’ecologia, tra scienza e dialogo interreligioso

Lo scorso 10 settembre un incontro alla Camera è stato presentato un volume che mette insieme religioni e ambientalismo. All’insegna del dialogo

Il 10 settembre 2024, presso la Sala Matteotti, si è svolta la tavola rotonda “L’ambiente tra Religioni e Scienza”, promossa dalla Fondazione Giuseppe Levi Pelloni e dal Movimento Europeo Italia, in occasione della presentazione del libro L’ecologia dell’anima. I valori ambientali dei monoteismi europei: Ebraismo, Cristianesimo, Islam – edito da CELID, Torino – a cura di Antonella Castelnuovo, Presidente dell’Istituto di Psicologia Interculturale ETS, già docente all’Università di Siena e a Sapienza, Università di Roma Università.

l’incontro alla Camera

L’evento è stato moderato da Pino Pelloni, che ha recato i saluti istituzionali di Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per poi introdurre gli interventi di Antonella Castelnuovo, di Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo Italia, di Roberto Della Seta, Presidente della Fondazione Europa Ecologia, di Fiorella Kostoris, docente presso l’Università Luiss di Roma e di Valdo Spini, Presidente dell’Associazione Istituti Culturali Italiani. Ho avuto il privilegio di concludere gli interventi in qualità di fisico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Il volume collettaneo è esito di un convegno del 2022, e intende mettere in luce come le culture religiose e i loro rispettivi significati e valori siano intrinsecamente vocati all’ecologia e alla salvaguardia ambientale, quale fattore accomunante e di mutuo riconoscimento, nel rispetto dei contenuti identitari, civili e religiosi di ogni comunità e individuo. Nel volume, è ben chiaro come ecologia e ambiente possano costituire un veicolo di aggregazione e crescita interculturale nei movimenti giovanili – a partire dallo scoutismo – e nelle scuole, come peraltro specificatamente affrontato nell’indagine sulla conoscenza dei monoteismi europei da parte degli alunni di scuole secondarie del Centro e Sud d’Italia.

La specifica visione di Antonella Castelnuovo ha in qualche modo aggregato, in chiave umanistica e didattica, diversi elementi tecnici e culturali che solitamente affronto dal punto di vista di scienziato dell’ambiente, dedicandomi allo studio del particolato atmosferico inquinante, noto come “polveri sottili”, o “PM”, peraltro attraverso l’utilizzo di foglie e licheni come indicatori, ma anche strumento di mitigazione, dell’inquinamento atmosferico.

il libro presentato

Nella mia presentazione, ho inteso innanzitutto sottolineare il complesso rapporto tra variazioni naturali del clima, storia e religione, a partire da alcuni eventi topici, come il crollo dell’Impero Romano, condizionato da un periodo di forte instabilità climatica, fino alla sconfitta di Napoleone, a Waterloo, conseguenza dell’eruzione vulcanica del Tambora in Indonesia, che, ad aprile 1815, provocò l’immissione di grandi quantità di cenere vulcanica nell’atmosfera, fino a causare il noto anno senza estate, il 1816.

Le differenze religiose – nel loro significato più deteriore – furono evocate da protestanti e cattolici come causa del periodo di rigore climatico della “piccola era glaciale”, intercorsa dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo, peraltro incolpando gli ebrei delle contestuali epidemie. D’altra parte, alcuni ben noti episodi della tradizione ebraica, spesso comuni a molte tradizioni culturali, quali il Diluvio Universale, il passaggio del Mar Rosso, le piaghe d’Egitto, nonché Sodoma e Gomorra, sono stati recentemente rivisitati e interpretati in chiave scientifica, attribuendo a tali racconti e tradizioni un significato razionale di tipo climatico, geologico, fluidodinamico, e persino astrofisico.

Nell’Antropocene, inteso come termine proposto per designare l’attuale epoca geologica, l’essere umano è a sua volta diventato causa dei cambiamenti climatici, attraverso  gli impatti antropogenici determinati  dalle emissioni di anidride carbonica e altre sostanze inquinanti nell’atmosfera, tra cui il particolato atmosferico inquinante, la cui azione è talmente nefasta, per la salute umana, da comportare un aumento medio di insorgenze di bronchiti del 29%, per un loro aumento di appena 10 milionesimi di grammo per metro cubo di aria che respiriamo. Recentemente, il PM è stato correlato all’insorgenza del morbo di Alzheimer, e a cardiopatie infantili.

Eppure, gli ambienti e gli elementi naturali continuano a mitigare gli effetti dell’antropizzazione, attraverso la fornitura di servizi ecosistemici, ossia i molteplici benefici forniti dagli ecosistemi al genere umano.  Tra questi, vi sono i servizi di regolazione di gas atmosferici, clima, acque, erosione e prevenzione del dissesto idrogeologico, ma anche quelli culturali, ossia i valori estetici, ricreativi, educativi, spirituali, artistici e identitari che si ottengono da paesaggi e aree naturali, attraverso l’arricchimento spirituale, lo sviluppo cognitivo, le esperienze ricreative ed estetiche.

Focalizzandosi sugli alberi, si è stimato che il verde urbano, a Roma, rimuove 1159.90 tonnellate/anno di PM, e riduce la temperatura delle pareti ombreggiate di 13-15°C, con un conseguente risparmio di consumo energetico per il condizionamento fino a 2,28kW. Dal punto di vista dei servizi ecosistemici culturali, recentemente è stato studiato il ruolo degli alberi per il controllo e la mitigazione degli effetti del PM inquinante sui beni culturali, attraverso indagini effettuate a Villa Farnesina e presso la zona archeologica del Palatino, a Roma. Gli alberi, d’altra parte, costituiscono un simbolo universale celebrato in tutte le religioni monoteiste, a partire dall’ebraismo, che ha loro dedicato un Capodanno – Tu BiShvat – e che nella Cabala, il complesso delle sue dottrine mistiche ed esoteriche, ha introdotto il celebre Albero Sefirotico, anche noto come Albero della Vita, elemento simbolico e iconografico diffuso in molteplici religioni, mitologie, filosofie e culture.

Antonella Castelnuovo

La tutela e la sostenibilità ambientale, l’ecologia e la cura degli ecosistemi sono argomenti che accomunano e sollecitano al dialogo le grandi culture e religioni del bacino mediterraneo, costruendo, attraverso il linguaggio della ricerca scientifica, ponti di pace e cooperazione tra popoli e nazioni. Tale urgenza è particolarmente pressante in questa epoca di drammatica crisi conflittuale nel Medio Oriente, sfociata nell’estenuante e insensata richiesta di boicottaggio nei confronti della ricerca e della tecnologia israeliana, dimenticando come Israele sia l’unico paese semi-arido con un surplus di acqua, grazie alle tecnologie innovative quali l’irrigazione a goccia, e un polo per la mitigazione della desertificazione, come studiato all’Università Ben Gurion del Negev, nel Jacob Blaustein Institute per la Ricerca sul Deserto. Acqua, qualità dell’aria, salvaguardia dell’ambiente, sono valori condivisi, i cui benefici sono universali, e devono essere utilizzati per accomunare, mai per aumentare le distanze tra popoli.

Infine, ispirato dall’intitolazione della Sala, ho inteso ricordare il progetto Pagina della Memoria e la straordinaria figura di Lucia Bedarida Servadio, che iniziò la sua carriera professionale a Tangeri, dove si trasferì con la famiglia nel 1940 a seguito delle «Leggi razziali». In quanto unica donna medico della zona, guadagnò una ampia popolarità garantendo visite alle donne, altrimenti escluse dalle cure mediche. Lucia, salvando le donne, ha così ripagato la salvezza che Tangeri seppe offrirle, ben rappresentando l’importanza dei valori multiculturali condivisi, gli stessi che la collettanea di Antonella Castelnuovo vuole studiare e proporre come chiave di armonia e riconoscimento reciproco tra popoli e culture.

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