Ancora su Shalom: facciamo chiarezza sui costi, di Emanuele Pace

Come è stato ricordato nell’ultimo numero di “Riflessi”, nel 1967, dopo la Guerra dei 6 Giorni, la Comunità Ebraica di Roma si dotò del periodico mensile Shalom come mezzo di comunicazione con gli iscritti della Comunità e con il mondo politico italiano.

Il giornale aveva una diffusione relativamente ampia (inizialmente fino a 20.000 copie e per molti anni quasi 10.000 copie) ed era stato fondato per esprimere il punto di vista comunitario sulla vita ebraica in Italia ed in Israele. Per molti ebrei romani Shalom è stato un importante collegamento con la Comunità e per alcuni l’unico elemento di contatto continuativo con l’ebraismo. Più recentemente è stato sviluppato anche un sito web, su cui si possono leggere oggi i numeri di maggio-giugno-luglio 2020, di settembre-ottobre 2020, di novembre-marzo ed il numero speciale per Pesach 5781; è stata creata anche una web-tv settimanale con alcuni servizi.

Inizialmente il costo di Shalom era sostenuto per una buona parte dalle entrate della pubblicità e dagli abbonamenti, tantoché ancora nel 2009 le entrate coprivano i 2/3 dei costi, con una persona retribuita in modo specifico per la ricerca di pubblicità. I costi comprendono le spese per il personale, la stampa, la posta, le provvigioni, la gestione del sito web, la pulizia, le utenze. Negli anni le entrate per la pubblicità del giornale cartaceo sono progressivamente diminuite e il sito web non è riuscito ad attrarre nuove risorse. Si è così posto il problema della sostenibilità del giornale per la Comunità. La tabella mostra l’andamento delle entrate e delle uscite relative a Shalom e al Lunario, desunte dai bilanci consuntivi degli anni dal 2008 al 2019. È immediato constatare che nel 2019 le entrate sono state circa 1/5 delle entrate di dieci anni prima.

Nel tentativo di ridurre i costi e contenere il saldo negativo, sono stati effettuati tagli drastici: si sono ridotte le copie distribuite, le pagine e la periodicità del giornale. Però la riduzione della tiratura, delle pagine e della periodicità ha prodotto una ulteriore contrazione degli introiti pubblicitari, mentre i costi inizialmente sono diminuiti, ma dal 2015 sono rimasti stazionari. Come risultato il saldo negativo è sempre alto. Nel 2020 la stampa di Shalom è cessata del tutto, senza una decisione formale del Consiglio o della Giunta della Comunità. Ci si potrebbe aspettare, come alcuni ritengono, che non avere più il giornale cartaceo sia funzionale alla diminuzione del costo di Shalom per la Comunità e che interrompere la stampa liberi risorse per le nostre scuole. Purtroppo non è così: nel bilancio preventivo per l’anno 2021 il saldo negativo di Shalom è di 181.355 Euro, superiore alla perdita che si è avuta negli ultimi anni. Quindi ora la Comunità non ha il giornale cartaceo e la perdita è ancora più grande di prima.

Sarebbe dunque opportuna una nuova analisi dei costi e dei possibili introiti di uno Shalom mensile, in forma cartacea e non solo online. Si potrebbero raccogliere offerte per curare la stampa, la pubblicità, gli abbonamenti e il sito web, per poi scegliere la migliore. A seguito della nomina del nuovo direttore, Ariela Piattelli, il gruppo Menorah ha chiesto una discussione in Consiglio del piano editoriale del giornale; siamo in attesa di una risposta.

Dopo la discussione vorremmo tornare ad avere un giornale stampato e distribuito, come avviene ad esempio nelle comunità di Milano, Torino, Firenze, che favorisca la riflessione sull’ebraismo, l’approfondimento delle notizie sull’Italia ebraica e su Israele, il confronto tra le diverse opinioni. Avere un giornale Shalom rappresentativo dell’intero ebraismo romano non è una spesa, è un investimento per una comunità viva.

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