Angelo “Baffone” Sermoneta è molto noto nella Comunità di Roma e non solo.
Tenace e battagliero è un protagonista indiscusso di tutte le battaglie contro l’antisemitismo che hanno coinvolto la nostra Comunità nel corso degli anni.
Come memoria storica di Piazza Giudia, abbiamo voluto fargli qualche domanda*, per capire se e come “Piazza” si stia trasformando.
“Gli anni non fanno sconti a nessuno”, ci dice in apertura, anche se parlando con lui si percepisce che tutta l’energia, che ha caratterizzato una vita dedicata a difendere l’ebraismo romano, non si è spenta. Anzi.
“Piazza per me è il centro dell’ebraicità. Rappresenta le nostre sofferenze alle vessazioni della Chiesa, alle privazioni, è la vittoria dell’ebraismo romano contro queste vessazioni della Chiesa. Ora Piazza è deturpata da un risveglio kosher che di casher non ha niente, è solo un business: cucina cinese, tailandese, Piazza è un posto alla moda, ma non per la cultura. Per me non è stata rispettata.
E gli ebrei di Roma come sono cambiati?
“Noi ebrei siamo come un pallone messo al centro, chiunque arriva gli dà un calcio e il pallone vola. L’esperienza sembra non averci insegnato niente: parliamo tanto, facciamo convegni, discutiamo, e bisogna vedere, e bisogna capire, e agitiamo le bandierine. Basta! A cosa è servito e a cosa serve? Bisogna urlare. Io vengo dalla strada, sono presuntuoso. Noi siamo un popolo uguale agli altri, l’esperienza non ci ha insegnato niente, abbiamo la dignità mozzata. Siamo stati nel ghetto troppo sulla difensiva. E’ giusto ricordare la Shoà, ma la stiamo strumentalizzando, siamo diventati di più. Abbiamo fatto tanti errori, persino il 16 ottobre del 1943, ma oggi non dobbiamo fare distinzioni, siamo tutti umani, siamo tutti uguali. Però se sbaglia un cattolico la colpa è del cattolico, se sbaglia un ‘ngevrim (ebreo n.d.r), la colpa è di tutti . Non dobbiamo subire ricatti, non dobbiamo avere paura“.
Ricorda bene, Baffone, l’attentato alla Sinagoga. “Mia amata Piazza, bombardata nel silenzio” e ora è preoccupato. Dice che la vaccinazione che in Israele si è praticamente completata, ha creato ancora più antisemitismo.
Non si può parlare di Baffone senza citare il suo Circolo ’48, che ha inaugurato nel 2002, che è stato, e continua a essere, un punto di riferimento conosciuto anche in Italia e all’estero. Lo hanno visitato Woody Allen, Steven Spielberg, Saviano, Magdi Allam, solo per citarne alcuni. Le immagini dell’esterno e i suoi cimeli sono addirittura nei libri di storia argentini.
Il Circolo ’48 si chiama così perché all’inizio riuniva Angelo e altri amici anche loro nati nel 1948, anno della nascita dello Stato di Israele. È intitolato a Raimondo Di Neris z’l, detto zi’ Raimondo, un sopravvisuto ad Auschwitz, che fu uno dei promotori della famosa protesta contro il boia nazista Priebke. “Zi’ Raimondo sempre presente con la sua immagine, il suo fazzoletto, il suo braccio tatuato, sempre presente”, ci dice commosso.
E ai giovani di oggi, cosa vuole dire?
Vorrei che i giovani di oggi si svegliassero. Alla mia età sono riuscito ad avere la chiave mentale della vita e non mi fermo a vedere la prima immagine che mi viene, voglio vedere dietro. So usare anche io iphone e computer, ma quello che vedo è un’overdose aggressiva, che li allontana da quello che conta davvero.
Non possiamo che ringraziare Angelo Baffone per la sua disponibilità e per la sua saggezza. Davvero un piacere ascoltarlo!
*Intervista rilasciata prima dello scoppio dell’ultima guerra Israele – Hamas
Una risposta
Grazie per la bellissima intervista a mio padre