La Vita è una fiaba: Il colorato centenario di Emanuele Luzzati (1921- 2007)
È in corso a Genova una mostra che ricorda i 100 anni della nascita di Emanuele Luzzati. Per chi è in vacanza, un’occassione per riscoprire un’artista patrimonio della cultura e dell’arte ebraica italiana
L’arte, per Emauele Luzzati (1921-2007), è come un gioco, un divertimento assiduo e un continuo rimbalzare nei continenti della cultura, da Mozart a Rossini, al Midrash narrato da Giacometta Limentani.
Emanuele Luzzati o Lele, classe 3 giugno 1921, nato in una Genova che mai abbandonerà se non a causa delle Leggi razziali che lo vedranno nel 1940 emigrare a Losanna per iscriversi all’Ecole des Beaux Arts et des Artes Appliquées, formazione che rivelerà l’interesse di Luzzati per tutte le forme d’arte, dal disegno, alla scenografia, alla decorazione parietale, ai famosi teatrini di cartapesta, al cartone animato che incontrerà nel corso degli anni.
Esempio straordinario di narratore per immagini, proprio a Losanna con un testo di Alessandro Fersen, insieme Aldo Trionfo e Guido Lopez realizzerà Salomone e la Regina di Saba. La fluttuante vena di scenografo condurrà nel corso del dopoguerra a collaborazioni di rilievo, progettando con Fersen un Teatro ebraico e creando scene costumi dello spettacolo Lea Lebowitz, un’invenzione letteraria dello stesso Fersen basata su testi Chassidici. La collaborazione con Gassman per il Peer Gynt di Ibsen, impegnerà Luzzati nel disegno fantasioso dei costumi. Creatore instancabile di laboratori per arazzi e tessuti, nel 1951 si dedicherà ad Albisola, centro artistico internazionale dell’arte della ceramica, nella fornace Pozzo della Garritta. Nel 1952 sarà la volta alla Fenice di Venezia dell’opera lirica, sua grande passione con La Diavolessa di Baldassarre Galluppi, diretta da Carlo Maria Giulini.
Instancabile narratore, animato da una fervida fantasia le sue opere andranno per mare, nelle decorazioni rivolte all’infanzia: transatlantici, dall’Andrea Doria alla Marco Polo, alla Leonardo da Vinci. È la voce dell’uomo che mostra la dinamica di una fantasia che non invecchia, ma cresce assieme con la curiosità per l’immaginario della cultura, che inevitabilmente lo premia ad esempio con una nomination all’Oscar per la Gazza ladra di Rossini assieme a Giulio Gianini e poi di nuovo ad un soffio per Pulcinella.
Ed è fervore creativo che in modo parallelo negli Stati Uniti animerà la passione grafica di un grande come Ben Shan. Si può affermare come in questi artisti la messa in immagine dell’arte ebraica fatta di pensieri ed immagini che colloquiano con la irrappresentabilità dell’Ineffabile elabori un gioco sottile, producendo verità alternative. È il racconto sulle labbra, la favola, il mito o la leggenda del popolo che ascolta ed interpreta, lavorando con aggiunte, imprese e suggestioni che ogni volta accomodano alla tavola rotonda un cavaliere in più.
In corso d’opera Luzzati entrerà in sintonia con Walter Cantatore, gallerista umanista ed indimenticabile consorte di Giacometta Limentani. Lo dimostra la collaborazione con Achille Perilli per l’Age d’Or per la cartella di grafica Safed e la mostra alla Galleria Giulia. Dalla coreografia di balletti, alla collaborazione con il Festival di Glyndebourg, con Franco Enriquez, e partecipando con Glauco Mauri, Valeria Moriconi alla Compagnia dei Quattro, si potrebbe annodare l’arazzo di tutta la cultura teatrale italiana e internazionale, dell’editoria illustrata, non dimenticando I Paladini di Francia o la collaborazione nel 1974 con Einaudi, per le Fiabe italiane di Italo Calvino, I racconti della Bibbia di Meir Shalev per le edizioni Keter Publisher di Gerusalemme e l’Aggadah di Pesach della Giuntina di Firenze. Quanto alla musica, basterà ricordare l’animazione con Gianini della parte animata del film La casa dei suoni di Claudio Abbado, con la regia di Daniele Abbado.
Biografia di un creatore instancabile di sogni ad occhi aperti, insegnante genovese, modulato stimolante ed ispirato, ricorderò lo splendido soffitto con i Segni zodiacali del Centro Bibliografico dell’Unione Comunità Ebraiche di Roma, memore dei mosaici di Beith Alfa.
Lele Luzzati ha sempre mirato alla ricerca del nuovo come fosse interpretazione di un testo da spaginare, unendo con un nastro leggero ma solidissimo, una grande parte della cultura italiana del Novecento con in tasca i semi sparsi di un ebraismo saltellante, chassidico e haggadico fatto di colore, di fantasia ed umile divertimento, gioco di identità e differenze teso alla scoperta di un nuovo mondo, territorio dell’arte vera in cui la cultura gioca il suo irreale riflesso speculare. Tensione creativa, senza insidie concettuali, spazio magico fra immaginazione e realtà.
Una risposta
Si Emanuele Luzzati è stato un artista vero …!
Gioia ed effervescenza del colore e del gioco.
Non si può non avere qualche sua opera, magari una stampa.
Certamente colpivano le sue creazioni a teatro…probabilmente almeno per me tra le cose di maggiore impatto che Luzzati ha prodotto …
Che vulcano di creatività..!
Complimenti al prof. Cesare Terracina per l’ottimo ricordo & descrizione del lavoro dell’artista.