Intervista al card. Ravasi: qualcosa non torna
Domenica sera Gianfranco Ravasi, cardinale, biblista, ex presidente del consiglio pontificio di cultura, è stato ospite della trasmissione “in altre parole”: quelle che però ha pronunciato sono apparse molto stonate, come ci spiegano Marco Morselli e Emanuele Pace
Nell’intervista di Massimo Gramellini al Card. Gianfranco Ravasi su La Sette (19/11/23) il Card. Ravasi ha citato come “Legge del taglione” i brani della Torah in cui si dice : «un occhio per un occhio, un dente per un dente, una mano per una mano, un piede per un piede» (Esodo 21, v. 24), come se si dovessero intendere alla lettera. Invece chi conosce la tradizione ebraica sa bene che il significato da dare a questi versetti secondo l’ebraismo è : «il valore di un occhio per la perdita di un occhio, il valore di un dente per un dente, il valore di una mano per una mano, il valore di un piede per un piede», ovvero si tratta di dover risarcire il danno arrecato a seconda della sua gravità. A riprova che questi versi non vanno intesi alla lettera, ci sono i successivi versetti 26 e 27, che ne spiegano il senso in alcuni casi particolari : «Se un uomo colpisce l’occhio di un suo servo oppure l’occhio di una serva e lo lesiona, dovrà lasciar libera la vittima come risarcimento del suo occhio. Se farà cadere il dente del suo servo o il dente della sua serva li dovrà mandare in libertà come risarcimento del dente».
La contrapposizione da parte cattolica tra un ebraismo caratterizzato da una legge dura e un cristianesimo con una legge misericordiosa fa parte di una rappresentazione del rapporto tra le due religioni che pensavamo superato dopo il Concilio Vaticano II e gli insegnamenti degli ultimi pontefici. Insistere sulla cosiddetta legge del taglione senza mettere adeguatamente in evidenza quale progresso abbia costituito nella storia dell’umanità rispetto a tempi precedenti non fa che rinfocolare antiche polemiche.
Più spiacevole ancora è stata la citazione da parte del Card. Ravasi delle parole che Lemech, un discendente di Caino, aveva rivolto alle sue mogli dopo aver ucciso due uomini (Genesi 4, v. 24). Lemech avrebbe invocato per chi lo avesse ucciso un pena settantasette volte più dura e nell’intervista si lasciava intendere allo spettatore che Israele nella guerra di Gaza sta seguendo Lemech come se questi costituisse un modello di comportamento nella tradizione ebraica: non esiste una “legge di Lemech”.
Altro è una reazione individuale, altro è il diritto all’autodifesa di una nazione che è stata oggetto di una brutale aggressione. Se si ritiene che tale reazione sia sproporzionata, occorre ricordare che non ci sono stati solo gli attacchi terroristici del 7 ottobre ma che da allora non è mai cessato il lancio di missili su città e villaggi israeliani e che 240 ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas.
In un momento delicato come questo, in cui l’esistenza stessa di Israele è in pericolo, ci sembra che interventi di questo tipo non abbiano altra conseguenza che quella di diffondere ulteriormente sentimenti di antigiudaismo che sappiamo essere storicamente intrecciati con l’antisemitismo, come Jules Isaac ha sottolineato con i suoi scritti e con la sua stessa vita.
5 risposte
E’ scandaloso il comportamento di un cardinale che dovrebbe essere messaggero di pace…
È un diritto internazionale che ogni stato di liberare i suoi concittadini che sono tenuti come ostaggi…
https://www.la7.it/in-altre-parole/rivedila7/in-altre-parole-domenica-19112023-19-11-2023-514512
qui si può ascoltare la trasmissione dal -15 minuti dalla fine.
Il cardinale che ci si era sempre presentato come un ebraista e fine biblista, dopo il 7 ottobre, non solo ha immediatamente dimenticato lo stesso 7 ottobre ma, nella sua globale amnesia ha anche dimenticato la Bibbia, l’Ebraismo e il Concilio Vaticano II, ricordando solamente qualche sua esperienza di seminarista quando qualche suo tutor di estrazione culturale ottocentesca gli parlava della teologia di Marcione e della esistenza di un Dio cristiano dell’Amore assolutamente contrapposto al D-o ebraico dell’odio e della vendetta. Ottimo punto di partenza per addentrarsi nello studio della teologia della sostituzione e del disprezzo. Forse non proprio il miglior punto di partenza per un Dialogo Ebraico Cristiano!!!
Sono pienamente d’accordo!