I difficili rapporti tra Turchia e Israele

Il nuovo modo di concepire e attuare la politica estera secondo Israele

Lo scorso 23 Dicembre, nella città d’Istanbul, si è tenuta una conferenza dei rabbini operanti all’interno dell’organizzazione dei maestri del diritto ebraico nei paesi musulmani.

L’obiettivo di questo incontro consisteva, essenzialmente, nel riunire le guide spirituali del mondo ebraico per far sì che si confrontassero con le varie sfide attuali che le comunità ebraiche, sparse all’interno del variegato mondo musulmano, si trovano a vivere soprattutto in un periodo complesso come quello pandemico attuale.

Conferenza rabbini
Il presidente turco Erdogan incontra i rabbini dei paesi musulmani (foto: Turkish Presidency)

Il presidente della Repubblica Turca, Erdogan ha invitato i rabbini presso il suo palazzo per una cena di lavoro della durata di circa due ore dove sono state affrontate diverse questioni: lotta all’antisemitismo, all’islamofobia e alla negazione della Shoà.

Durante l’incontro con le guide spirituali di fede mosaica, sono state affrontate diverse tematiche: religiose, politiche e culturali che legano i due mondi.

Erdogan, infine, ha dichiarato di voler riprendere a dialogare con il presidente dello stato d’Israele Herzog e con il primo ministro Bennet.

I rapporti politico-diplomatici tra lo stato d’Israele e la Turchia avevano iniziato a incrinarsi a seguito dell’incidente della Navi Marmara avvenuto nel 2010, quando la Turchia aveva forzato il blocco attorno alla striscia di Gaza, voluto dalle autorità israeliane con l’obiettivo di esercitare una pressione politico militare sul movimento terrorista Hamas, che comanda la striscia da diverso tempo.

Lo spostamento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, voluto dal presidente Trump, aveva acuito notevolmente le tensioni esistenti tra Gerusalemme e Ankara un tempo alleate. La Turchia non ha esitato ad utilizzare parole incandescenti, definendo Israele uno stato terrorista colpevole di commettere il reato di genocidio nei confronti della popolazione palestinese.

Nel maggio del 2018, le tensioni tra Turchia ed Israele raggiunsero un nuovo culmine con la crisi diplomatica, quando le autorità di Ankara decisero l’espulsione dell’ambasciatore israeliano sottoponendolo, prima della sua partenza verso Israele, a un trattamento non rispettoso verso una persona con status diplomatico. La reazione d’Israele non si fece attendere: il Ministro degli Affari esteri dello stato ebraico convocò immediatamente il numero due dell’ambasciata turca, invitandolo a lasciare il paese entro 24 ore dichiarandolo persona non gradita.

Per quanto concerne l’incontro del 23 Dicembre scorso resta da chiedersi quali siano state le ragioni del cambio di rotta della politica di Erdogan verso Israele e come mai si sia verificato questo repentino cambio dopo le relazioni burrascose tra i due Paesi. A un attento osservatore della politica internazionale non possono sfuggire cinque elementi che lo hanno favorito:

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