Appelli e dintorni

Nelle scorse settimane oltre 4.000 docenti universitari italiani (su 100.000 totali) hanno firmato un appello contro Israele: il documento appare intriso di pregiudizi e ignoranza, come ci spiega Aldo Winkler.

L’appello lanciato il 7 novembre scorso da parte di accademici e accademiche italiane (sic!), originariamente dal titolo: “Richiesta di un’urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale”, si è recentemente trasformato in un’azione più articolata, consistente nella pubblicazione di un blog (https://appellouniversitaitaliane.blogspot.com/), e nella raccolta delle firme attraverso un indirizzo email dedicato. Tale iniziativa risulta sottoscritta, al 22 novembre 2023, da 4466 firmatari, afferenti a vario titolo a Università ed Enti di Ricerca.

I suddetti membri della comunità accademica e di ricerca italiana vogliono denunciare ciò che accade in Palestina e Israele, dove vigerebbe: “un illegale regime di oppressione militare e Apartheid”, come loro stessi scrivono, citando Amnesty International.

L’appello, pur sostenendo che: “riconoscere il contesto da cui nasce quest’ultima ondata di violenza non significa sminuire il dolore e la sofferenza delle vittime israeliane e palestinesi”, prosegue con le seguenti richieste urgenti:

manifestazioni anti Israele ad Harvard
  • alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini di farsi pubblicamente portatrice delle nostre rivendicazioni nelle apposite sedi istituzionali.
  • alla CRUI e ai singoli Atenei, oltre a favorire momenti di dibattito e discussione all’interno degli atenei, di procedere con l’interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza.

Ebbene, queste prese di posizione, determinate da opinioni viziate da preconcetti di matrice ideologica, vetuste e spesso prive di fondamento storico, in cui l’antisionismo spesso non rappresenta altro che un malcelato antisemitismo, rischiano di provocare ulteriori danni e spaccature, estese al mondo accademico, che dovrebbe unire, anziché lacerare.

Si sottolineano, a tale proposito, le forti parole del Presidente della Repubblica, espresse nel discorso tenutosi il 18/11/2023 in occasione del centenario del CNR (https://www.quirinale.it/elementi/103231), in cui si auspica che: “le collaborazioni scientifiche internazionali non vengano condizionate dalle tensioni internazionali. Non vengano pregiudicate, ostacolate, interrotte dalle tensioni internazionali. Perché significherebbe trasferire sul piano della scienza le irrazionali tensioni che si registrano sulla scena internazionale.”

D’altra parte, come ulteriore considerazione, soltanto attraverso lo studio e le collaborazioni internazionali di alto profilo è possibile promuovere la cultura, come strumento di progresso e miglioramento sostanziale delle condizioni e aspettative di vita personali e collettive.  Questo, è stato il criterio per cui tali azioni di boicottaggio non sono mai state invocate persino nei confronti di paesi quali Iran e Siria, nonostante le reiterate violazioni dei diritti umani.

Il testo che promuove il boicottaggio rappresenta il tentativo estremo di ribaltare la logica di chi è stata la vittima, e chi, di converso, il carnefice, arrivando a giustificare i tragici avvenimenti del 7 ottobre nel tentativo di: “comprendere le determinanti e antecedenti a questa violenza, da ricercarsi nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione raziale (sic!) ed etnica”.

sabato 4 novembre: attivisti propal strappano la bandiera di Israele dalla sede Fao a Roma

Per contrastare questo appello, si vogliono qui accogliere e diffondere alcuni comunicati e petizioni da condividere e sottoscrivere, al fine di ristabilire la verità:

È quanto mai necessario impedire che la voce dei firmatari dell’appello al boicottaggio possa inopinatamente apparire rappresentativa dell’intera comunità accademica italiana: quella petizione è così faziosa da ricordare i tragici avvenimenti di 85 anni fa, quando furono proprio i sedicenti Scienziati Razzisti, il 14 luglio 1938, attraverso il loro Manifesto, a inaugurare la stagione delle epurazioni accademiche.

PS

Una boutade: mi sarei aspettato che gli “accademici e accademiche italiane” sapessero che, per le regole della concordanza, in caso di sostantivi di genere diverso, l’aggettivo si declina al maschile plurale. Anzi, sarebbe bastato scrivere “accademici italiani”.

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