A che punto è il dialogo ebraico-cristiano?
Il 17 gennaio di 32 anni fa è stata istituita dalla Conferenza Episcopale Italiana la Giornata del dialogo ebraico-cattolico, al fine di attuare quanto stabilito dalla dichiarazione Nostra Aetate (1965) del Concilio Vaticano II: «Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani ed ebrei questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo». Anche se nel cinquantennio da allora trascorso vi sono state molte novità, sia in campo esegetico che teologico, tuttavia spesso la loro conoscenza rimane confinata a determinati ambienti e occorre fare uno sforzo ulteriore perché esse raggiungano anche un pubblico più vasto.
Se ne è avuta una conferma nei giorni scorsi, in cui per un verso il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dopo l’attacco antisemita online che ha impedito un incontro dedicato ad Amos Luzzatto scriveva a Noemi Di Segni: «Nel condannare fermamente questo nuovo atto di odio, la Chiesa che è in Italia ribadisce la necessità di lavorare insieme con tutte le confessioni cristiane e i credenti delle altre religioni per favorire una cultura dell’incontro e dell’amicizia». La lettera proseguiva: «Come pastori siamo convinti che, a una dilagante intolleranza che genera forme di razzismo e disprezzo, è necessario rispondere con un’azione di formazione, conoscenza reciproca e dialogo, consapevoli che questa è l’unica strada per costruire una società più giusta e solidale. Il nostro impegno diventa sfida e opportunità per questo tempo». E concludeva dichiarando l’impegno a dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace.
Per altro verso, quello stesso giorno, il 10 febbraio, compariva in evidenza in apertura del sito Libreria del Santo (la prima libreria cattolica on line) come citazione di spiritualità questa testo dell’Azione Cattolica Giovanissimi: «Se non entriamo nell’ottica dell’amore, secondo la quale siamo tutti fratelli amati da uno stesso Padre, non saremo diversi dagli scribi e dai farisei che credono, sbagliando, di conoscere la vera giustizia». L’adolescenza è un periodo molto delicato della vita: qual è il consiglio rivolto a bambini e ragazzi’ Non siate come scribi e farisei. Gli scribi e i farisei sbagliano, e sono il modello negativo da non seguire. E questo viene detto al fine di «entrare nell’ottica dell’amore»! Sarebbe difficile trovare un esempio più calzante per spiegare a che punto è il dialogo.
Per un verso vi sono solenni dichiarazioni, e sono le benvenute, perché di per sé costituiscono una novità, ma riuscire a calare tali dichiarazioni nelle concrete situazioni della vita religiosa è qualcosa di molto diverso e richiede un impegno costante e molta pazienza. Devo aggiungere che in quell’occasione molti cattolici hanno reagito con fermezza e a fine giornata sono giunte le scuse del presidente dell’AC e l’invito a una collaborazione tra AC e AEC per incrementare il dialogo ebraico-cristiano.