Oggi tutto è comunicazione e tutti noi comunichiamo, soprattutto attraverso i social.
E poi c’è il nostro rapporto di ebrei italiani con il nostro Paese, con gli umori spesso contrari alla convivenza civile, gli atti di intolleranza antisemita e gli antisemiti che hanno migliaia di seguaci pronti a diffondere e condividere.
Garantire l’autonomia e il pluralismo dell’informazione istituzionale è dunque essenziale, ma è solo il primo passo.
L’ebraismo italiano vanta un gran numero di validi ed esperti professionisti della comunicazione ed è tempo quindi di staccarsi definitivamente da personalismi e monopoli che inevitabilmente impoveriscono il dibattito interno e hanno una visione parziale del complesso quadro generale.
All’esterno l’UCEI deve parlare con una voce sola e autorevole e condivisa, per la difesa di Israele e contro ogni forma di antisemitismo, palese o mascherata, da qualunque parte politica provenga.
Per questo propongo la costituzione di un organo consultivo che riunisca i rappresentanti degli uffici stampa delle singole comunità, alcuni professionisti della comunicazione di varia provenienza e formazione oltre a un rappresentante del rabbinato, per richiamare tutti, qualora ce ne fosse ancora bisogno, al rispetto dell’etica.