Israele e i nostri valori
Israele è una democrazia che va difesa e sostenuta con lucidità e ottimismo
Assediati nelle nostre case per un mese – in una città sotto coprifuoco, segnata da incendi, assassinii, linciaggi – ho avuto diversi maestri: per primi mio padre e mia madre, due giganti, e poi il nostro vicino di casa arabo.
È stato lui, fiancheggiato da mio padre, ad insegnarmi cosa fossero il panarabismo e il panislamismo: definiva “cani di Nasser” e “falsi patrioti” i panarabisti e chiamava “traditori della fede” i fanatici islamisti.
Ricordo che è stato pedinato e aggredito dai “cani di Nasser” perché avevano capito che procurava cibo (e non solo) a degli ebrei, cioè a tutti noi chiusi in casa nostra, all’incirca trenta persone, finché un giorno mio padre l’ha supplicato di smetterla di aiutarci … era troppo pericoloso … per lui e anche per noi: è stato difficile convincerlo.
I conflitti del Medio Oriente, sempre ridotti dalla propaganda e dal pregiudizio europeo (sia colonialista che terzomondista) a caricaturali conflitti etnico religiosi, magari “per la terra”, sono in realtà il frutto velenoso delle ideologie totalitarie.
È un grande errore, una grande manipolazione, definire “israelo-palestinese” il conflitto che vede da decenni Israele contrapporsi non solo alle fazioni palestinesi, ma anche agli stati arabi ed agli stati ed organizzazioni non arabe a guida islamista. I nemici di Israele non sono il popolo palestinese, gli arabi o i mussulmani, ma i panarabisti e i panislamisti.
Una nuova grande positiva svolta storica sta però cambiando e cambierà la storia del Medio Oriente: gli Accordi di Abramo siglati nel 2020 fra Israele, EAU e Bahrein, sono una condanna ed una sfida concreta contro il vecchio panarabismo e il rampante panislamismo.
Ma il significato più profondo degli Accordi di Abramo e delle sue conseguenze è di carattere teologico (e ideologico): siglandolo i mussulmani hanno riconosciuto “pari dignità” agli ebrei, considerati finora dalla teologia islamica dominante come “dhimmi”, ovvero una minoranza “protetta” e subalterna; anche per questo non poteva essere accettata la creazione di uno Stato per gli ebrei. La pari dignità è la condizione per rompere la spirale dell’odio, ed è la condizione per eliminare alla radice i presupposti culturali e ideologici che alimentano il fanatismo islamista.
Se arabi ed ebrei, come nazioni, tornano ad essere fratelli figli dello stesso padre, se ebrei e mussulmani tornano ad essere fedeli allo stesso Dio, le potenze non-arabe rimarrebbero emarginate da ogni dimensione politica, economica e ideologica. La loro ideologia islamista, cioè dell’uso politico dell’Islam, sarebbe delegittimata, depotenziata, progressivamente sconfitta.
A noi il compito, tutti i giorni, di restare uniti, lucidi, positivi e dialoganti con tutti, sostenendo argomenti di civiltà, di democrazia e di pace: in fondo noi siamo questo ed Israele per noi è questo.
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