Voglio una Roma europea e moderna
Roberto Gualtieri spiega a Riflessi la sua idea di città, e i suoi piani per: servizi pubblici, turismo, urtisti, tutela della memoria
Onorevole Gualtieri, lei va al ballottaggio con il candidato della destra per governare una città mal governata da anni, e nel pieno di una grave aggressione neofascista alla CGIL lo scorso sabato: ritiene che a Roma, che lei aspira a governare nei prossimi cinque anni, sia reale il pericolo di un ritorno alla violenza fascista conosciuta nel passato?
Le immagini a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi sono senza precedenti. Mai nell’Italia repubblicana era stata assalita la sede di un sindacato, come invece accadeva cento anni fa, nel periodo dello squadrismo fascista. La storia non si ripete mai allo stesso identico modo, ma è chiaro che anche oggi siamo di fronte a un pericolo: la saldatura tra pandemia, crisi economica e sociale, paura dello straniero, trasformazioni epocali nel modo di vivere e lavorare. Tutto ciò può essere governato, anche e soprattutto in una grande capitale europea come Roma: ma dobbiamo combattere duramente chi invece lucra su questi sentimenti, se ne approfitta per ritagliarsi uno spazio nel dibattito pubblico che invece non merita.
Passiamo all’amministrazione della città. Il 17 ottobre lei viene eletto sindaco di Roma. Che programma avvia nei primi 100 giorni?
Dobbiamo sicuramente dare una risposta di emergenza alle grandi piaghe nei servizi: strade dissestate, autobus che vanno a fuoco, strade sporche. Ma non basta: occorre da subito mettere in campo una politica ambiziosa per rilanciare gli investimenti e l’economia romana, dando a Roma la prospettiva che ha sempre avuto nella storia. In questo senso dedicherò un’enorme attenzione alla squadra: per far rinascere Roma occorre far ripartire la macchina comunale, a partire dalla gestione dei fondi del Recovery Plan fino a tutte le aziende municipalizzate che oggi versano in condizioni disastrose.
E nell’arco del suo intero mandato? Quali sono le 3 cose per cui vorrebbe essere ricordato dai romani?
Servizi essenziali che funzionano. Una Capitale moderna che investe nel futuro grazie all’economia della conoscenza. Una città più giusta grazie alla nostra idea dei “15 minuti”, ovvero di istituzioni più efficienti e più vicine alle esigenze delle persone.
Roma soffre un po’ dappertutto, ma certo le periferie appaiono le più abbandonate. Qual è il suo piano di rilancio?
Come dicevo, noi partiamo da questa visione della “Città dei 15 minuti”, al centro del dibattito internazionale sullo sviluppo urbano: a me non piace la parola “periferia”, perché dà l’idea di una gerarchia tra i luoghi della città; io parlo di “quartieri”, e anche quelli più lontani dal centro devono avere opportunità economiche e culturali, scuole, spazi pubblici e parchi. Insomma, come affermava Petroselli, “risanamento” e “rinnovamento” devono camminare insieme, e a un giovane che vive distante dal centro noi dobbiamo offrire una linea di metropolitana – certo – ma anche una biblioteca dove studiare o uno spazio di co-working dove lavorare.
Roma ha da sempre una vocazione turistica: che progetti ha per migliorare l’offerta e la loro fruizione?
Per fortuna dopo la pandemia il turismo sta ripartendo. Abbiamo davanti a noi eventi importantissimi come la Ryder Cup l’anno prossimo, il Giubileo nel 2025 e la prospettiva dell’EXPO 2030. La sfida è quella di rilanciare il settore rinunciando ai difetti del passato: basta turismo mordi e fuggi, incentiviamo soggiorni più lunghi e redditizi per la città. Per farlo istituiremo il “Destination Management Office” (DMO), una struttura tecnica delegata alla pianificazione, all’attrazione e al coordinamento tra i vari dipartimenti che possono concorrere a sviluppare questo settore.
Insomma, dobbiamo migliorare la qualità dell’offerta insieme alla comunicazione: chi viene a Roma vuole vedere il Colosseo, certo, ma deve avere la possibilità di scegliere un concerto, o una mostra, anche prima di partire da casa.
Veniamo ad alcuni temi che interessano più da vicino noi ebrei romani. Un primo aspetto è quello di tutela della memoria. A Roma, come abbiamo visto negli ultimi giorni, c’è forte componente neofascista. Che fine fa Casapound con lei sindaco?
Altro tema scottante: i cosiddetti urtisti. Allontanati già dalla giunta Marino, con la Raggi sono stati definitivamente estromessi dai luoghi turistici più visibili, senza valide alternative; anche gli ambulanti e i turnisti sono in grave difficoltà. La destra accusa il centro sinistra di averli abbandonati e di essere l’unica forza a rappresentarli. Cosa risponde? Ha un piano per consentire a decine di famiglie di continuare a vivere degnamente del loro lavoro?
Cosa pensa delle dichiarazioni di Michetti di due anni fa, sugli ebrei che gestiscono la finanza e controllano le banche?
Lo scorso sabato sono ricorsi i 39 anni dell’attentato alla sinagoga di Roma, cui riflessi ha dedicato un reportage intitolato “9 ottobre 1982: una ferita italiana”. Il processo ha chiarito le responsabilità del terrorismo palestinese nella uccisione del piccolo Stefano Gaj Taché e nel ferimento di 40 persone. Che misure pensa di prendere contro l’antisemitismo?
Abbiamo la possibilità di prendere a modello le definizioni di antisemitismo ormai consolidate a livello europeo e nazionale, come quella dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Bisogna agire a tutti i livelli contro questo virus che ancora alberga nella nostra società: dalle scuole, con i Viaggi della Memoria, alla cultura alle iniziative pubbliche. Occorre combattere ogni forma di antisemitismo compreso quello mascherato, contrastando anche le posizioni antisioniste che mettono in discussione il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a vivere in sicurezza.
Come immagina Roma tra cinque anni?
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Una risposta
Sul commercio ambulante ha dato una risposta chiara e non demagogica tale da illudere chi versa in gravi condizioni economiche