1. “Sinistra per Israele” è in campo per rimanerci

Lia Quartapelle, deputata Pd, ha partecipato ai lavori dell’Assemblea nazionale di Sinistra per Israele. A Riflessi spiega gli obeittivi dell’associazione

Lia, “Sinistra per Israele” è fortemente impegnata da mesi in una serie di attività sui territori, avviate all’indomani del 7 ottobre. Ieri a Milano si è tenuta l’assemblea nazionale. A quale scopo?

Lia Quartapelle è deputata Pd. Già responsabile esteri del partito, attualmente è vice presidente della Commissione esteri

Nelle ultime settimane e negli ultimi mesi abbiamo avuto una risposta inaspettata e importante al nostro manifesto, cui sono seguite le prime iniziative sui territori in molte parti d’Italia. Visto il successo registrato e il grande interesse attorno a “Sinistra per Israele”, abbiamo quindi ritenuto necessario convocare un’assemblea nazionale per programmare le prossime attività e per dare un segnale politico chiaro. “Sinistra per Israele” ribadisce cioè il legame con la sinistra israeliana e l’impegno per favorire un percorso politico che porti alla soluzione di due Stati per due popoli. In questo percorso risulta per noi fondamentale creare un legame stabile, ripeto, fra la sinistra italiana e quella israeliana.

L’azione di “Sinistra per Israele” opera oggi in un contesto non facile, proprio a sinistra. Cominciamo da quel che avviene nelle università. Come giudichi le continue richieste di boicottaggio delle università israeliane da parte degli studenti italiani?

qui e sotto: alcune immagini dell’assemblea nazionale di Sinistra per Israele del 5 maggio

Le università, tutte le università, sono da sempre un luogo libero per il pensiero critico e per la circolazione delle idee, anche eterodosse. Per questo, trovo molto preoccupante che all’interno delle università italiane operino movimenti universitari promotori del boicottaggio delle università israeliane. Credo che tale richiesta sia il modo migliore per indebolire proprio chi, dentro Israele, esprime oggi posizioni molto difformi dalla destra nazionalista al governo.

C’è poi il livello politico. A sinistra le critiche Israele sono costanti e radicali, mentre la destra per lo più difende l’azione militare del governo di Netanyahu. Come interpreti queste due posizioni?

anche lo scorso 25 aprile contestazioni contro Israele

Direi che occorre distinguere. Per quel che riguarda la destra, purtroppo da anni mi sembra evidente che stia utilizzando Israele per costruire una propria rispettabilità, sul piano interno e internazionale. Ciò è avvenuto al prezzo di identificare Israele con la figura di Netanyahu, il che indebolisce le ragioni di uno stato laico e democratico come è quello ebraico, che invece agli occhi dell’opinione pubblica italiana, grazie all’azione della destra, riceve una rappresentazione stereotipata che non fa bene a Israele. A sinistra, invece, il rapporto tormentato con Israele è cominciato almeno dal 1967.  È per questo che abbiamo deciso di rilanciare “Sinistra per Israele”, per ricostruire un rapporto che con il tempo si è fatto molto complicato.

Puoi trarre un primo bilancio di questa attività?

Rafah, 6 maggio. In queste ore di apprensione si cerca di capire se la bozza di accordo per il cessate il fuoco, più volte rigettata da Hamas, può finalmente entrare in vigore, mentre Israele ha effettuato operazioni mirate a Rafah

La risposta molto partecipata e appassionata che riceviamo ad ogni nostra iniziativa dimostra che a sinistra c’è uno spazio per elaborare un nuovo rapporto con Israele. Non dobbiamo certo gettare la spugna di fronte a incomprensioni e pregiudizi, che pure sussistono, perché lo spazio per operare è ancora molto ampio. In questo momento colgo dunque i segni incoraggianti che ci arrivano e non dimentico la responsabilità della destra, che sotto la superficie di formale adesione a Israele nasconde ancora delle sacche di profondo antisemitismo.

Che però è ben presente anche a sinistra…

Se a sinistra il pregiudizio contro Israele e gli ebrei spesso si maschera di antisionismo, non dobbiamo dimenticare che l’antisemitismo classico, per così dire, cioè esplicitamente espresso contro gli ebrei, è ancora presente nella destra, richiamando le pagine più buie del nostro paese. Dunque “Sinistra per Israele” ha anche questo compito: approfondire e smontare il pregiudizio antisraeliano a sinistra, ma al tempo stesso denunciare quello occultato a destra.

Kerem Shalom, 5 maggio. Civili israeliani vengono assistiti dopo un lancio di razzi di Hamas da Gaza

Tu sei parlamentare eletta nelle file del PD. Puoi spiegarci la linea del partito sul conflitto in corso?

La linea istituzionale è chiara e condivisibile. Il Partito democratico chiede il cessate il fuoco contestualmente al rilascio degli ostaggi, e la ripresa degli aiuti umanitari, anche per mezzo dell’UNRWA, unita a una maggiore iniziativa diplomatica del nostro paese. Certo, la soluzione diplomatica è quanto mai complicata nell’attuale situazione, per questo dobbiamo spenderci anche per un maggiore coinvolgimento dei paesi arabi, oltre che per una riforma della ANP. Certo, sono consapevole che nella base del partito la discussione ribolle, ma distinguerei fra le opinioni espresse dai singoli iscritti dalla linea istituzionale. La recente mozione presentata dal Partito democratico in Parlamento e approvata credo consenta al paese di individuare un percorso che va nella direzione che indicavo.

A giugno ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Tu in passato sei stata responsabile esteri del partito: a tuo avviso che linea sta tenendo l’Europa sul conflitto A Gaza?

Purtroppo, a differenza del conflitto in Ucraina, per Gaza manca una capacità di intervento politico dell’Europa, che abbia ad oggetto il conflitto fra Israele e Hamas. A me colpisce molto un dato: l’Europa è uno dei principali sostenitori e donatori di aiuti umanitari nell’area, ma a fronte di tale impegno economico non ha mai esercitato nessuna leva politica in questi mesi per facilitare la soluzione non armata del conflitto. Anzi, abbiamo assistito più volte a casi in cui quando dichiarato da Joseph Borrell, Alto rappresentante per la politica estera europea, di fatto è stato sminuito dai paesi europei, che hanno qualificato tali dichiarazioni come espresse a livello personale. Questa assenza dell’Europa ripeto è molto preoccupante, perché oggi c’è  un forte bisogno che l’Europa sia interprete di una politica non solo reattiva, ma anche attiva in Medio Oriente.

Per tornare a “Sinistra per Israele”: nel tuo intervento conclusivo di domenica, hai precisato che la posizione dell’associazione è “sulla linea della frontiera”. Si tratta di una posizione da sempre molto scomoda. Da quella frontiera, secondo te che direzione dovrà intraprendere l’azione politica di “Sinistra per Israele”?

Sono convinta che “Sinistra per Israele” abbia davanti un percorso di lungo periodo, e che debba essere seguito per favorire il più possibile la soluzione dei due popoli per due Stati. Mi rendo conto che oggi essa sembra una posizione irraggiungibile, quasi un miraggio. A me ha colpito che lo scorso 25 Aprile il nostro striscione, su cui era scritto “due popoli per due Stati”, fosse l’unico a indicare tale soluzione e che peraltro sia stato l’unico a essere aggredito violentemente, sebbene anche molto applaudito.

Come si può arrivare a una tale soluzione?

Yair Golan, già deputato del Meretz, è candidato alle primarie per la guida del Labour

Occorre sostenere un cambio di leadership. Innanzitutto in Israele, che essendo una democrazia può farlo in modo rapido ed efficace. E poi anche In Palestina, dove c’è bisogno di un cambio altrettanto radicale. Per questo “Sinistra per Israele” sostiene la posizione di uomini come Yair Golan, che è intervenuto nella nostra assemblea nazionale, così come di tutto il movimento democratico israeliano. E poi c’è un lavoro da fare anche in Italia, dove è necessario dimostrare all’opinione pubblica che in Israele esiste un’ampia maggioranza dei cittadini che vogliono una soluzione diversa rispetto alle misure reazionarie e militari del governo in carica. Credo che in tale operazione di verità sarà importante riuscire a lavorare anche con le comunità ebraiche italiane.

Tutte queste iniziative in corso di “Sinistra per Israele” sono il preludio per una vera fase congressuale dell’associazione?

Lo striscione di Sinistra per Israele lo scorso 25 aprile a Milano

Oggi “Sinistra per Israele” ha dimostrato di avere una maturità per sostenere una ampia e capillare ripresa delle proprie attività sul territorio. A Milano sono intervenute le sezioni di Roma, Genova Firenze, Torino, Bologna, oltre che quella milanese. Altre assemblee si stanno organizzando e vogliamo riuscire a operare in modo sempre più strutturato. Stiamo inoltre elaborando un percorso di formazione dei quadri politici della sinistra, che operi anche in ambito universitario e sia capace di rivolgersi anche all’opinione pubblica nazionale. Più generale, in questo percorso sarà possibile anche costruire una fase congressuale, che leggo come una delle azioni espressione di un impegno più ampio e più diffuso nella società italiana.

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