Intervista a Bruno Pavoncello, attore di professione e supervisore del Bar Totò, attività di famiglia e luogo iconico di Piazza (la zona del Ghetto n.d.r).
Hai vinto recentemente un premio per la tua attività di attore. Come è nata questa passione e che parte ha nella tua vita?
L’unico rammarico che ho, è che mi proposi a qualcuno della comunità, di cui non faccio nome, di fare da mediatore a titolo gratuito, quando le produzioni chiedevano l’uso di nostre strutture come location: avendo cognizione dei costi, dei prezzi di mercato etc sapevo cosa avrei dovuto chiedere come contropartita. Hanno fatto da soli e praticamente hanno regalato il servizio in diverse occasioni. Quindi oggi recitare è la mia principale attività, anche se non ha continuità perché c’è sempre una selezione rigidissima prima di essere scelto. E dopo circa 20 anni ho avuto la soddisfazione di vincere un premio, ma comunque sono rimasto Bruno di Piazza, molti neanche lo sanno il lavoro che svolgo, perché in effetti nel bar agisco da supervisore o consigliere quindi mi vedono lì.
Il tuo fisico incute timore, la tua voce è stentorea, sorridi poco e sembri cattivo eppure tutti dicono che non sei un violento ed anzi sei un buono. È vero? Ti riconosci in questo fisico?
Sì, la mia fisicità porta sempre ad una identificazione nel personaggio del cattivo. Paradossalmente sono i ruoli più difficili da interpretare, per quanto puoi essere possente o per quanto vuoi minacciare, gli occhi parlano e ti dicono chi sei. Ma tutti guardano l’altezza e non gli occhi. No, non sono violento. Sembrerà strano ma da bambino portavo le botte a casa, ero consapevole della mia forza, e avevo paura di far troppo male ai miei coetanei che erano la metà di me. Poi scattò la scintilla che mi fece reagire, ma sono sempre stato in grado di gestire le situazioni. Però come si dice: quando ci vuole, ci vuole, non mi tiro indietro e sono guai, almeno lo erano, ora mi sono invecchiato.
Il Bar Totò è un’istituzione di Piazza. Ci racconti qualcosa della sua storia? Perché si chiama “Totò”?
Dal punto privilegiato del Bar avrai visto scorrere gran parte della vita della nostra comunità. In tanti anni, qual è il tuo ricordo più bello, e quello meno bello, legato agli eventi degli ebrei di Roma?
Beh, il bar è storia. Ricordo che era il punto d’incontro di tutti, era il punto di riferimento per un appuntamento, per una consegna, per lasciare le chiavi, per ricevere una telefonata. Insomma era un centro servizi. Il momento più brutto certamente il 9 ottobre 82, nei giorni successivi entrò uno al bar che corrispondeva esattamente ad un identikit di uno dei presunti terroristi. Fu il panico. Entrarono nel bar decine dei nostri armati, polizia con i mitra in mano, insomma uno shock per i presenti.Tra i più belli, la fine della guerra del Kippur con il ribaltamento dell’esito finale. Ancora Piazza era abitata prevalentemente da ebrei, ed era un tripudio di bandiere con la stella di David.
Che futuro vedi per la zona del Ghetto? Qualcuno pensa che il fiorire di tanti locali l’abbia snaturata. Sei d’accordo o pensi che sia una naturale evoluzione?
Purtroppo ormai si è snaturata, è diventato monotematico, non ci sono alternative alla ristorazione. È cambiato il lavoro. Ormai anche i turisti sanno che lo Shabbat sono chiusi i ristoranti, quindi è un deserto, non c’è più nessuno. Prima c’erano molte alternative, elettrodomestici, biancheria, jeans insomma tutto. Ormai al Ghetto vengono solo per mangiare. Altro tema che ha snaturato Piazza, è l’apertura di molti Templi che se da una parte favorisce i residenti di altre zone, penalizza le presenze in Piazza. In conclusione prima Piazza ce la godevamo noi, adesso la godono gli altri.
3 risposte
Bella ed interessante intervista.
Grazie
Bella intervista… Ma io sono di parte come sorella e come Pavoncello ?
Che bello non sapevo che Bruno fosse diventato un attore!!!!! Complimenti per il premio!!!!! Anche emilia dovrebbe fare l’attrice ♥