Il ghiur, frutto dei matrimoni misti, può essere una carta per bilanciare il calo demografico?
Come mai, a suo avviso?
Il problema grave è la dipendenza del rabbinato dalla politica. La politica influenza le nomine al rabbinato centrale, per cui la religione diventa una forza dipendente dalla politica e addirittura dalle correnti di partito, un fatto gravissimo che crea il distacco del pubblico dal rabbinato e dalla tradizione.
Che effetto ha tutto questo in Italia?
In Italia riscontro una fortissima dipendenza dal rabbinato di Gerusalemme, che ha molto influenzato il rabbinato italiano, che è istituzionalmente allineato su quello ortodosso israeliano. Certo, alcuni rabbini riescono a essere indipendenti, ma altri meno. Io credo che, molto oculatamente, valutando caso per caso, verificando la sincerità delle intenzioni, bisognerebbe dare una mano a chi vuole educare i propri figli in ambito ebraico.
Come giudica la dirigenza del rabbinato italiano e dell’Ucei di questi ultimi anni?
Non posso dare giudizi, anche perché stimo molto le persone, che conosco bene e con le quali vanto legami di amicizia personale. In generale, bisogna rendersi conto che la realtà globale è molto complessa, occorre perciò trovare la via per rafforzare il dialogo tra la diaspora e Israele, creare canali diretti di comunicazione tra le pe
Che priorità dovrebbe dunque darsi il prossimo consiglio dell’Ucei?
C’è una domanda fondamentale e spesso elusa cui rispondere: chi paga? Una struttura richiede un bilancio (anche se Israele non ha un bilancio da oltre tre anni…). La priorità, allora, è, facendo quadrare i conti: abbassare drasticamente il costo della vita ebraica. Inoltre va rafforzata la comunicazione interna e con Israele. Infine, c’è un terzo aspetto.
Quale?
Per concludere, che prospettive vede per Israele?
Sul piano demografico sono ottimista. In Israele continua a prevalere un’atmosfera psicologica favorevole alla famiglia, anche se non ha molte agevolazioni, atmosfera che invece manca in Italia. C’è un ottimismo che aiuta chi vuole allargare la famiglia. Anche sul piano politico sono moderatamente ottimista. Credo che questo governo, anche se si regge su mezzo voto alla Knesset, può durare. A novembre avrà lo scoglio del bilancio, ma se lo supera potrà contare su una decisa volontà di andare avanti e di voltare pagina, anche tornando a un modello in cui c’era una politica più pluralista, e non una sola figura carismatica.
Sembra un modello valido anche per gli ebrei italiani.
Credo che anche in Italia sia tempo di finire la contrapposizione tra blocchi, e che sia giusto creare un governo comunitario di unità nazionale, a favore di un progetto di guida congiunta per affrontare i problemi seri che riguardano l’ebraismo italiano e il suo futuro.
(per l’immagine di Sergio Della Pergola: foto di E. Salman)
2 risposte
È presuntuoso dirlo, ma analisi interessante e pienamente condivisibile. Quando si parla di rete bisogna pensare anche a quella internazionale
Ma l’attuale establishment dell’UCEI, non ha forse qualche responsabilità in tutto ciò? La totale indifferenza, per non dire riluttanza, ad accettare il “ritorno al focolare”, menzionato da Della Pergola, degli ebrei del Sud Italia, ad esempio? La mancanza vera di una politica e di una dinamica gestionale unitaria? L’ignobile mancanza di riconoscimento dei figli delle coppie miste? Beh, io rammento, perché c’ero, che un giorno al Tempio Grande, Rav Toaff disse a chiare lettere:-“Nuove tribu’ busseranno alla porta delle Sinagoghe…”. Ebbene, ciò venne detto 50 anni dopo che la famiglia Trito si presentasse alla Bet Knesset di Bruxelles per rivendicare la propria identità di ebrei Siciliani. Oppure che dire dei pescatori del Trapanese (tutti cattolici) che vennero invitati a emigrare in Israele precostituite una primaflotta pescheteccia? Adesso, i loro nipoti e pronipoti sono tutti ebrei, anche molti di essi non fanno più i pescatori, tutti hanno servito Israele con fedeltà assoluta…Ecco di cosa ci sarebbe bisogno oggi, di una visione proiettata al futuro, scevra di inutili orpelli e sganciata da ragionamenti utilitaristici fini a se stessi. Israele e l’Ebraismo hanno bisogno di cuorei, menti ed animi aperti….