Appuntamento a Gerusalemme
Per circa quindici anni “Appuntamento a Gerusalemme” ha portato centinaia di politici, imprenditori e giornalisti in Israele. Ricordiamo quell’esperienza con la presidente della Fondazione, Anita Friedman.
Anita, ci racconti come è nato il progetto “Appuntamento a Gerusalemme”?
E poi nacque l’associazione.
Come era organizzato il viaggio?
Durava circa 4 giorni, in cui, grazie alla collaborazione anche delle ambasciate dei due paesi, si visitavano alcune istituzioni, come la Knesset, alcune infrastrutture ad alta tecnologia e anche delle basi militari. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare parlamentari e rappresentanti del governo, nonché due capi di Stato: Peres e Katzav. E poi si faceva un giro per il paese, per far comprendere davvero la realtà israeliana.
Come vi finanziavate?
Qualche piccolo sponsor lo abbiamo anche trovato, ma ci siamo sempre basati sull’autofinanziamento. Ci tengo anche a sottolineare che l’Associazione non ha mai né coperto le spese di viaggio degli ospiti né quelle degli organizzatori: ci siamo sempre pagati tutto da soli. La comunità ebraica di Roma, per esempio, non ci ha mai finanziato, mentre le ambasciate italiana e israeliana, nel complesso, ci fornivano un importante supporto logistico. Ricordo cene organizzate appositamente per noi dall’ambasciatore Giulio Terzi di Santagata, poi ministro degli esteri, o Luigi Mattiolo, attuale consigliere diplomatico del presidente Draghi.
Chi veniva ai viaggi?
Abbiamo sempre cercato di coinvolgere diversi settori della politica, dell’economia, della cultura e della comunicazione. In tanti anni sono venuti politici di tutti gli schieramenti, giornalisti, imprenditori. In totale furono organizzati dodici viaggi.
Puoi farci qualche nome?
E oggi?
Il clima è cambiato già nel corso della penultima legislatura, nel 2013, quando per la prima volta sono entrati in Parlamento politici che non avevano né esperienza politica, né soprattutto conoscevano molto i problemi del medio oriente; anzi, in alcuni casi i pregiudizi negativi contro Israele erano palpabili. “Italia Israele”, ad esempio, sotto la gestione della presidenza Boldrini (2013-2018) è stata meno presente. Ad ogni modo, anche in quella fase organizzammo un viaggio; però, a essere sinceri, il fatto che alcuni parlamentari preferirono non entrare al Yad Vashem fu un altro chiaro segnale. E così nel 2019 abbiamo deciso di prenderci una pausa, fino a che poi è arrivato il Covid.
Qual è il tuo bilancio di quegli anni?
Certamente positivo. Dopo il primo viaggio capimmo che quello che avevamo fatto andava replicato, e così è successo, con cadenza quasi annuale. Naturalmente, ci siamo sempre preparati al meglio, ad esempio con un convegno organizzato poco prima del viaggio, che spiegasse cosa si sarebbe andati a vedere, e chi si sarebbe incontrato. Una volta, ricordo, parteciparono anche alcuni dissidenti politici provenienti da paesi arabi. In totale “Appuntamento a Gerusalemme” ha portato in Israele centinaia di persone. In generale, io credo che ci sia sempre molto bisogno di spiegare la realtà di Israele, perché i pregiudizi, frutto spesso di ignoranza, sono ancora molti.
2 risposte
Non conoscevo i dettagli di quest’iniziativa meritoria. Complimenti alle organizzatrici!
Bello essere informati su questi temi
Ottime iniziative …!
Complimenti davvero !