Fin dall’inizio della pandemia, Israele è stato un punto di riferimento avanzato per la lotta al Covid.
Mentre in Italia da oggi si va (forse) verso la fine dell’emergenza, anche in Israele si prova a fare un bilancio dopo due anni di Covid. Tra nuove scoperte, la quinta ondata e (forse) la fine delle restrizioni, a che punto siamo?
I risultati di una nuova ricerca sulla vitamina D
La carenza di vitamina D – che ha un ruolo importante nella salute delle ossa – è generalmente associata a malattie autoimmuni, cardiovascolari e infezioni e per questo i sanitari israeliani hanno incoraggiato ad assumerla per promuovere la risposta immunitaria al Covid.
Lo studio è il primo ad aver esaminato i livelli di vitamina D prima dell’infezione, dando così un quadro più accurato rispetto a ricerche simili durante l’ospedalizzazione, quando i livelli si possono abbassare proprio a causa del virus. Inoltre, anche se la ricerca è stata effettuata prima della comparsa della variante Omicron, il rapporto tra Coronavirus e vitamina D non cambia sostanzialmente.
Con la quinta ondata i sintomi cambiano
I sintomi più comuni di questa quinta ondata sono bruciore in gola, mal di testa, raffreddore, debolezza e dolori muscolari.
Quantunque la malattia con la variante Omicron sia più breve, con una percentuale minore di ricoveri in terapia intensiva, resta comunque pericolosa per le fasce di popolazione più a rischio. Fino a oggi le vittime del Covid in Israele sono più di 9000 (circa l’1 per mille della popolazione totale), con una media recente di 30 ai 40 al giorno.
Allerta per i bambini
Circa un milione e mezzo di bambini e ragazzi israeliani tra gli 0 e i 18 anni non sono stati ancora vaccinati e tra questi 730.000 non possono essere vaccinati in quanto non hanno ancora compiuto cinque anni. Per questo il Ministero della Salute ha diramato un’allerta agli ospedali per prepararsi ad un incremento dei pazienti Covid in età pediatrica anche se generalmente in età precoce l’infezione dà sintomi lievi.
Arriva in Israele l’antivirale della Pfizer
Arrivano dal Belgio in Israele le prime 20.000 dosi di Paxlovid, il medicinale della Pfizer che può ridurre del 90% i rischi di malattia grave nei pazienti Covid. Si tratta di un primo invio nell’ambito di un accordo che il governo israeliano ha firmato con la Pfizer per una fornitura di diecimila dosi. Al momento non è stato autorizzato come prevenzione in caso di esposizione o come trattamento preventivo nelle prime fasi. Ciascun trattamento con il Paxlovid è composto da cinque pillole, il cui costo è di 750 dollari.
A Pesach Israele accoglierà anche bambini non vaccinati provenienti dall’estero.
Una decisione che aiuterà a ridare slancio al turismo, soprattutto nel periodo di Pesach che inizia il 15 aprile, dopo due anni in cui i cieli israeliani sono stati per la maggior parte chiusi ai visitatori dall’estero.
2 risposte
C’è un piccolo errore: 9000 su 9 milioni non è l’1%, bensì l’1 per mille.
Vorrei sottolineare che 9000 morti NON sono l 1% percento di Israele ( = 90.000), bensi, BH, sono solo il 0.1% , ovvero 1 per mille della popolazione.
Queste ultime settimane il covid ha fatto ” strage” in Israele e dalla caduta del governo Natanyau ad oggi ( 7 mesi) sono morti, oltre 2500 israeliani..quasi peggio guerra di Kippur!
Cause:
Superficialita’ del governo, no vax ebraica, religiosa ed araba.
Speranze: Che BH ci aiuti..