Testimonianza, memoria, politica: ecco la mia nuova vita
Emanuele Fiano, dopo tanti anni in Parlamento, ha percorso l’Italia per parlare di memoria, antifascismo, Costituzione. A Riflessi racconta com’è andata
Emanuele Fiano, dopo tanti anni in Parlamento è per te il momento di una “nuova vita”, iniziata con questo lungo viaggio nel paese a parlare di memoria. Di che si è trattato?
È stato un percorso formato da circa 60 tappe, da novembre a fine febbraio, che mi hanno visto girare l’Italia da Trapani a Rovigo, parlando soprattutto a studenti liceali, ma anche nelle università, nelle scuole elementari, nei circoli Arci, e nelle sezioni del PD che mi hanno ospitato.
Qual è il resoconto di questo viaggio che ti sentiresti di fare?
Al di là dei numeri, credo che sia giusto parlare di un resoconto innanzitutto emotivo. Non so se sono stato particolarmente fortunato, però, se mi guardo indietro, riconosco che questi incontri sono stati tutti molto belli e per me molto arricchenti, perché ho trovato sempre studenti molto preparati, grazie ai loro docenti e maestri, cosicché ogni riunione è stato un incontro spesso coinvolgente.
Quali sono le domande più frequenti in queste occasioni?
È difficile rispondere. Certo molti mi chiedono della senatrice Segre, e delle sue dichiarazioni, che come sai sono sempre molto schiette. Ho inoltre imparato che il nostro compito, intendo di quelli che appartengono alla generazione successiva ai testimoni diretti della Shoah, sia non solo quello di riprodurre le testimonianze ascoltate, ma soprattutto di trarre dalla memoria una lezione, in modo da renderla un insegnamento pratico per le scelte quotidiane che facciamo noi tutti. È per questo che nei miei incontri preferisco sempre parlare di temi attuali, che a mio avviso hanno un legame diretto, di tipo storico emotivo, con la Shoah. Quando parlo dell’indifferenza di oggi, o del perché sia possibile che ci siano dittature che ancora sono capaci di convincere milioni di persone a commettere crimini, oppure del meccanismo di disumanizzazione delle vittime e dei criminali, cerco sempre di chiarire come questi siano rischi ancora oggi concreti. La verità, purtroppo, è che quel che hanno fatto in passato gli esseri umani si può riproporre. Ritengo perciò fondamentale rendere attuale il messaggio, perché solo questo può stabilizzare la memoria e renderla perenne.
Cosa si prova a essere testimoni di seconda generazione?
Significa a mio avviso assumersi il compito di discernere il passato ed estrarne ciò che serve ad insegnare quello che è stato per evitare che certi comportamenti si ripetano. Come ho detto prima, non basta raccontare o riprodurre la memoria che noi abbiamo acquisito dai nostri genitori: bisogna farne una lezione per il presente. Chi ci ha preceduto è stato ed è un testimone diretto, il loro racconto ha una sacralità non replicabile. Per questo, a noi che veniamo dopo di loro, spetta il compito, tramite il confronto e il racconto, di distillare gli insegnamenti fondamentali che abbiamo imparato. Del resto, come sappiamo noi ebrei, e come facciamo da millenni, oltre al testo c’è poi il commento, e il commento del commento. Pochi giorni fa abbiamo festeggiato Purim, dove ricordiamo una vicenda avvenuta moltissimo tempo fa e dalla quale estrapoliamo degli insegnamenti validi ancora oggi. Ricordi cosa c’è scritto nella Torah? “Ricordati di quel che ti fece Amalek, quando tentò di trucidarti nel deserto, colpendo i più deboli, mentre eri stanco. Io ti darò serenità e ti toglierò i nemici, per darti la terra, ma tu cancellerai il ricordo di Amalek, non dimenticare”. Io credo che queste parole ci comandino di combattere il male, impedire che i nostri nemici tornino, ma al tempo stesso non dimenticarli, non credere che il passato sia solo un ricordo.
Queste tue riflessioni vanno calate a mio avviso in un contesto politico e sociale come quello in cui ci troviamo da alcuni mesi, con un governo spostato molto a destra e con alcuni episodi, come l’aggressione a degli studenti davanti un liceo fiorentino, che ripropongono il problema dei conti con il passato. Tu che opinione hai a riguardo?
Se ci riferiamo al fascismo della marcia su Roma e delle leggi razziali, mi sembra acquisita, anche dalla destra storica italiana, la condanna, in particolar modo delle leggi razziali. Tuttavia segnalo come questa destra parli del fascismo per condannarlo solo con riferimento al 1938, mentre io sottolineo sempre, nei miei incontri, che nel 1938 c’erano italiani antifascisti in carcere da oltre 10 anni, ossia che il fascismo è stato un movimento reazionario con una fortissima tendenza a privare della libertà ogni oppositore. Va inoltre detto che ancora oggi una parte del paese che si colloca a destra non ha ancora fatto concretamente i conti con il passato, non vuole riconoscere quello che il fascismo è stato, ossia una dittatura. Detto questo, non temo certo un ritorno del fascismo in camicia nera in Italia. Tuttavia, anche qui, non dobbiamo sottovalutare alcuni comportamenti, per così dire sdoganati, che si registrano in alcune frange, per ora minoritarie. Un altro elemento da considerare è che, fino adesso, sono stati molto più accorti quei politici che hanno le loro radici nei partiti postfascisti, che non quelli della nuova generazione. Insomma, quello che io credo è che, anche se non c’è un rischio del ritorno al fascismo, è vero che la nostra società soffre dei tanti germi illiberali che si trovano in circolazione, che del resto hanno chiari esempi da imitare. Mi riferisco, guardando all’estero, a persone come Putin, Orban, ma anche Trump, Bolsonaro. Viviamo cioè in una fase storica in cui la democrazia liberale da circa due decenni mostra delle crepe.
Come rispondere?
Il 900 ci insegna questo: la democrazia è a rischio quando va in crisi la condizione materiale delle persone, quando c’è una crisi del lavoro, oppure una crisi sanitaria tale da gettare nello stato di povertà moltissime persone. Oggi ci troviamo di fronte a questo rischio e la politica deve essere capace di fronteggiare le tanti crisi in atto che la assediano.
Vorrei tornare ancora al ruolo dei testimoni e alla conservazione della memoria. Ha fatto scalpore la dichiarazione della senatrice Segre, cui anche tu hai fatto riferimento, che dopo l’ultimo testimone la Shoah resterà come una semplice nota a margine dei libri di storia. Tu sei d’accordo?
Innanzitutto dobbiamo precisare che quella dichiarazione è stata fatta nel giorno in cui veniva presentato il “totem” installato alla stazione centrale di Milano, che informa della presenza del memoriale della Shoah nel piano sottostante; era una richiesta che Liliana Segre aveva avanzato da oltre vent’anni, e questo credo spieghi quella sua frase. Detto questo, direi, utilizzando un motto sempre valido, che qui si confrontano il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. Io penso che Liliana abbia espresso il pessimismo della ragione; del resto la comprendo. Non soltanto anche lei osserva gli episodi terribili di intolleranza e di indifferenza che accadono frequentemente nella nostra società, ma cosa dovrebbe pensare una donna di oltre novant’anni, sopravvissuta alla Shoah, che nell’Italia democratica di oggi è costretta a vivere sotto scorta?
Eppure, io mi sforzo di affidarmi all’ottimismo della volontà. Quando riesco a trattenermi con i ragazzi e a instaurare una relazione, non solo perché racconto il passato, ma anche perché riesco a trarne principi utili per orientarsi oggi, mi dico che allora c’è stato un progresso, anche se poi penso che la mia voce rischia di essere la classica goccia nell’oceano dell’indifferenza. Tuttavia credo che il nostro dovere sia di non essere pessimisti. La testimonianza di Liliana Segre, di mio padre e di tutti gli altri testimoni resterà per sempre. Per cui mi dico che non bisogna essere pessimisti, e che anche in queste nuove generazioni ci saranno giovani sensibili che porteranno avanti la difesa della memoria. Del resto, davanti a noi abbiamo sempre due strade: quella della delusione, e quella della crescita.
Ti manca la politica del “Palazzo”?
La politica si può fare in molti modi, non solo dentro le istituzioni. Da ottobre non mi sono mai fermato, e ho ancora tante energie e voglia di dare un contributo. Vedremo.
4 risposte
La forza di Fiano sta nell’assenza di toni polemici nei suoi discorsi,nella sua grande umanità e nell’equilibrio positivo del suo pensiero. Per me è stato un grosso dispiacere il fatto che non sia stato rieletto e soprattutto al pensiero di chi è stato eletto al suo posto. A volte penso che l’onestà non paghi
bravo, bravo Emanuele caro caro… la sincerità, l’autenticità non pagano politicamente, ti collocano eticamente…
Shalòm Shalòm
con stima e affetto, Haim
Bravo Emanuele!
Bravo Emanuele per le sue risposte, e bravo Massimiliano per le sue domande.