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Israele non si spezza

Dopo sei mesi, una giovane coppia che il 7 ottobre era al festival Nova dà alla luce il loro bambino: Angelica Edna Calò Livne ci parla di questa luce in tanta apprensione

Astar e Shlomi con il piccolo Astar

Oggi, 15 aprile, è nato Benaya’ Moshe. Sua madre Astar e il suo papà Shlomi erano al Festival Nova il 7 Ottobre 2023.

Quando è iniziata la pioggia di missili sono fuggiti verso la loro salvezza. Astar era già incinta al terzo mese. Hanno corso a piedi per  20 km per arrivare in un luogo sicuro. Domenica notte, dopo 24 ore di terrore, pronti a scattare verso il primo rifugio, mentre il parto si apriva al suono delle sirene sotto un nuovo sciame di missili, droni e tonnellate di tritolo che provenivano direttamente dall’Iran, è venuto alla luce il piccolo Benaya’. Come scrisse il grande poeta Natan Alterman “E una nazione starà, ferita ma viva, ad accogliere il miracolo, unico e solo.”

Natan Alterman (1910-1970)

Di tragedia in tragedia, di miracolo in miracolo, ci prepariamo ad accogliere la Festa, ci accingiamo alla celebrazione del Seder di Pesach, alla narrazione della nostra libertà dall’Egitto, mentre il cuore dei Faraoni di turno si fa ogni giorno più duro: “Lasciate andare il mio popolo!”

Liberate quei ragazzi, quei bambini, gli anziani, le donne che avete trasformato in schiave, che giacciono in qualche anfratto in uno dei 15 piani dei tunnel sotterranei della città che per via vostra, spietati faraoni di Hamas, per via del regime iraniano, e di tutti coloro che gridano “From the river to the sea” ha perso tutte le occasioni per diventare una piccola Montecarlo, un oasi di benessere e di vacanze indimenticabili dove i suoi cittadini vivono serenamente e dignitosamente!

numerose, dopo il 7 ottobre, le manifestazioni contro Israele con slogan antisemiti

“Free Gaza” gridano e imbrattano dappertutto sui muri, sui ponti d’Europa,  “Free Gaza”… ma si dovrebbe aggiungere: “From Hamas”.

Liberate Gaza da questa mostruosa piovra dai mille tentacoli che colpisce ripetutamente e  semina morte e dolore tra la propria gente e nelle nostre vite.

Ieri, nelle città d’Israele più protette, una parte delle scuole hanno riaperto; ma qui, sul confine, continuiamo a tenerci all’erta, mentre tutto intorno è un tripudio di glicini dal profumo inebriante, mentre si piegano le divise pulite dei soldati che ci proteggono, mentre si iniziano a preparare i biscotti di mandorle e  liberiamo la nostra casa dal hametz, tutto ciò che è lievitato e che si è trasformato in negatività, tutto ciò di cui non abbiamo più bisogno.

il Kibbutz Sasa, al confine col Libano, dove vive Angelica e suo marito Yehuda

Shlomi Moshe indossa al polso il braccialetto dell’ospedale del piccolo Benaya’ su quello del Festival Nova, il segno della vita sulla morte…vorrei scrivere il trionfo…ma c’è ancora tanta angoscia, tanta disperazione.

Ci stiamo lavorando su, ci stiamo sforzando di vedere il bene, di capire che non siamo invincibili … ma siamo indistruttibili!

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2 risposte

  1. Al piccolo neonato do’ il benvenuto in questo mondo sconnesso! La vita trionfa sempre! A voi tutti amici Figli del popolo eletto, grazie, avete sempre dimostrato di saper risorgere dall’orrore che da sempre vi insegue. Vi auguro Pace, Salute e Amore universale, lo chiedo a Dio con tutto il cuore ❤

  2. Cara Angelica sei sempre la nostra ispiratrice di gioia anche nei momenti piu’ bui sai virare e farci vedere come trasformare un conflitto in occasione di scambio umano e di affetto luminoso. Grazie da Firenze!
    Benedetta

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