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Mediante delle mail settimanali denunciammo tutte queste nomine. Non solo, anche il patrocinio dato dal Comune a convegni neofascisti, e la concessione della sala più prestigiosa del Comune per una riunione del gotha fascista degli anni ’70. Ricordo che Alemanno si era servito, tra gli altri, di Mario Vattani, diplomatico di destra già allora leader di banda nazi rock; e di Giuliano Castellino, ora leader di Forza Nuova, pregiudicato, che ne promuoveva l’immagine. Lavoravamo così: prendevamo le notizie pubblicate dalla stampa o da noi conosciute, Adolfo valutava, le approvava, firmava, Carla organizzava conferenze stampa con cui denunciava tutto. Per anni lavorammo a stretto contatto. Una di queste la organizzò assieme a Paolo Masini, allora consigliere dell’opposizione, e che ebbe grande eco sulla stampa nazionale. Carla era l’organizzatrice di tutto.

Che effetti otteneste?

Gianni Alemanno all’inizio della sua attività politica

Questa opposizione, che per mezzo nostro proveniva dal mondo ebraico, diede molto fastidio ad Alemanno, che invece stava lavorando in quel periodo per ottenere credito dalle istituzioni comunitarie. Alla fine, attraverso il Presidente della Cer dell’epoca, Alemanno mandò a chiamare Adolfo e Piero. Carla, Guido ed io li accompagnammo, li aspettammo fuori. Poi ci riferirono che nell’incontro il Sindaco, dopo averli elogiati, provò inutilmente a capire se c’era modo di convincerli ad arrestare queste attività. Alla fine Alemanno fece il gesto di stringergli di mano, ma entrambi gliela negarono. “Lei è un cerchiobottista, amico degli ebrei e dei fascisti”, gli risposero. Alemanno si raccomandò almeno di tenere riservato l’incontro, ma all’uscita, oltre a noi, c’era un giornalista dell’Unità, così la notizia divenne pubblica. I nostri sospetti poi si dimostrarono tutti fondati. Da quelle denunce ne sono usciti anche molti libri, che raccontano quello che noi per primi denunciammo.

E il secondo episodio?

il mausoleo a Rodolfo Graziani, criminale di guerra, inaugurato ad Affile (RM) sotto la presidenza regionale Polverini

Riguarda la Regione Lazio, a guida Polverini. Carla denunciò i soldi spesi (120 mila euro) per il Mausoleo a Rodolfo Graziani, Ministro della Difesa della RSI filo nazista, responsabile di eccidi di civili in Libia ed Etiopia. L’iniziativa fu promossa da Francesco Lollobrigida (attuale capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia), che inaugurò il Memoriale, secondo cui quelli erano soldi spesi bene.

Oggi come giudicava la destra?

Di recente era preoccupata per il candidato di centro destra. Ragionava che era stato proposto da un partito (Fratelli d’Italia, n.d.r.) che non ha remore di inserire nel simbolo del partito la fiamma del MSI che si sprigiona da quella che rappresenta la tomba di Mussolini (un logo, tra l’altro, chiesto in uso dal Front National di Le Pen padre in Francia). Insomma, del sostegno di Fratelli d’Italia a Israele non si fidava.

Che impronta lascia la sua memoria?

La serata organizzata in onore di Moretto

Mi manca molto, perché per me era un costante punto di riferimento politico ed ideale. Io credo che Carla non sia sostituibile, per la passione e per l’impegno, per questo è una grave perdita. Soprattutto, Carla è un esempio perché i suoi principi si trasformavano in azione. Molti sono in sintonia col suo pensiero, ma stanno in finestra aspettando che gli altri facciano.  C’è in giro una indifferenza che anche Liliana Segre ha sempre condannato. Invece Carla ci ha insegnato che non bisogna aspettare che gli altri facciano: noi dobbiamo fare. Mia nonna diceva: “sono le mollichelle che fanno la pagnotta”. Non basta indignarsi, occorre impegnarsi. E poi le sono grato anche perché dava senza chiedere. Quando uscì il libro “Duello nel ghetto”, che racconta le gesta che mio padre ha realizzato contro i fascisti, ci fu la richiesta di una riduzione teatrale per portarlo in scena. Carla, da sola, trovò lo spazio per la rappresentazione: in tre mesi riuscì a ottenere l’ospitalità del Palladium, un teatro di 500 posti, facendo da tramite tra la Regione, l’Università Roma Tre che ne sono i proprietari e la Fondazione Museo della Shoah che gestì poi l’evento. Non volle nemmeno essere ringraziata pubblicamente alla prima. Carla era così: agiva, ma non voleva apparire. Dava senza chiedere, gliene sono immensamente grato, mi ha lasciato un grande vuoto.

Leggi anche il ricordo di Eliana Pavoncello e di Emanuele Fiano

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